Perché i Mercati Amano Gli Etf
Gli ETF (acronimo di exchange-traded fund) sono dei fondi comuni d’investimento negoziati in Borsa la cui caratteristica principale è quella di essere a gestione passiva, ovvero replicano esattamente l’andamento di un determinato indice azionario. L’etf permette quindi di investire in un determinato mercato finanziario o asset class con facilità e a costi contenuti. Questi strumenti risultano molto convenienti e per due motivi principali: hanno gli stessi pregi dei titoli azionari e dei fondi comuni di investimento, ma non hanno i loro svantaggi.
Perché Comprare Un ETF
Come i titoli azionari (ma a differenza dei fondi comuni), gli ETF vengono scambiati di continuo, quindi possono essere acquistati e venduti anche durante la stessa giornata, in maniera semplice e a prezzi perfettamente noti. Il lotto minimo negoziabile è di una azione/quota: questo particolare lo rende uno strumento accessibile a tutti i tipi di trader. La gestione passiva, inoltre, fa sì che questo strumento presenti commissioni di gestione molto basse e nessuna commissione di ingresso, di uscita o performance. Le commissioni totali annue (TER) possono essere al massimo dell’1,5% e verranno pagate in proporzione al periodo di detenzione dell’ETF. Inoltre, proprio come per i fondi comuni e le SGR (società di gestione del risparmio) il patrimonio dell’ETF è autonomo e completamente indipendente da quello della società emittente. Ciò è importante perché azzera il rischio emittente, rendendo lo strumento più sicuro rispetto ad altre forme d’investimento.
Numeri In Crescita Per Gli Etf
Secondo una recente indagine della società ETFGI, oggi l’industria degli etf vale ben $ 4.000 miliardi. Questo ci fa capire quanto in questi anni questa tipologia di fondi stia guadagnando consenso tra gli investitori, soprattutto se consideriamo il mercato di riferimento (quello del risparmio gestito) che vede i fondi comuni tradizionali o i fondi a gestione attiva perdere costantemente quote di mercato. Numeri incredibili, se pensiamo che fino a 10 anni fa il settore degli etf valeva “solo” $ 857 milioni. Questo significa che la crescita annua dell’industria è stata in media del 19,4%. In questi primi mesi del 2017 il divario tra Etf e fondi tradizionali si è amplificato. Uno studio di Bank of America indica che da inizio anno gli Etf azionari hanno raccolto $ 167 miliardi di flussi netti di investimento, con una crescita delle masse gestite del 7,5%.
Rischi
Anche se gli etf hanno degli indubbi pregi, spesso chi investe in questi strumenti non riesce a comprendere tutti i rischi presenti in questo mercato. Il primo è sicuramente quello della liquidità. Come abbiamo detto in precedenza, questi fondi garantiscono all’investitore di poter riscattare in qualsiasi momento il capitale investito. Ma è anche vero che spesso molti etf oggi investono in asset con poca liquidità, come quello delle obbligazioni corporate. Ora, finché sono presenti fasi più “calme” del mercato (come quello degli ultimi anni), non ci sono problemi. Ma cosa potrebbe succedere in caso di tensioni o illiquidità? C’è da chiedersi se i grandi fondi potranno reggere il colpo di un’ondata immediata di riscatti!
Ma il vero problema potrebbe verificarsi nel caso dei cosiddetti etf sintetici: a differenza di quelli “fisici” che replicano il benchmark comprando con lo stesso peso i titoli che compongono il paniere dell’indice di riferimento, quelli sintetici (pur impegnandosi a replicare l’indice di riferimento) perseguono questo risultato utilizzando contratti derivati (gli swap) con una controparte bancaria. Per questo motivo sono detti anche etf swap based. Investire in questi fondi così particolari e diffusi (soprattutto in Europa), comporta dei rischi che pochi oggi conoscono: innanzitutto, il rischio controparte (cioè che fallisca la banca con cui l’Etf stipula il derivato) e poi il rischio collaterale (ovvero che il gestore del fondo impieghi i soldi dei suoi sottoscrittori per comprare titoli che non rappresentano il valore reale dell’indice di riferimento ma molto più rischiosi).
fonte articolo: Il Sole 24 Ore