I 7 Comandamenti Di Warren Buffett
Prima di proseguire con la lettura, ci tengo a chiarire che il grande Warren Buffett non ha mai rivelato espressamente le regole o i parametri da seguire negli investimenti.
I 7 Comandamenti Di Warren Buffett
Nell’articolo di oggi vorrei elencarvi delle linee guida che si evincono dalle lettere che annualmente “l’oracolo di Omaha” scrive agli azionisti della sua società (Berkshire Hathaway), dalle interviste che rilascia e soprattutto dal suo modo di comportarsi. Tuttavia, si tratta di parametri che sono riconosciuti dagli “studiosi di Buffett” come le sue linee ispiratrici negli investimenti.
Da notare che non si tratta di regole comportamentali riguardanti l’approccio al mercato azionario, ma di parametri oggettivi da verificare sui titoli azionari. Vediamo ora quali sono questi “comandamenti” che hanno reso Warren Buffett il numero uno degli investitori e il terzo uomo più ricco al mondo (leggi anche Investire Come Warren Buffett).
1. Il Management deve Gestire in Modo Razionale i Soldi degli Azionisti
Decidere se trattenere gli utili o restituirli agli azionisti, secondo Buffett, è un esercizio di razionalità. Quando i manager riescono a gestire sapientemente gli utili, possono decidere di trattenerli e reinvestirli nella società. Se invece non hanno questa possibilità, dovrebbero decidere di restituirli agli azionisti sotto forma di dividendi o sotto forma di riacquisto di azioni proprie.
Questa considerazione nasce da una specifica “denuncia” di Buffett, secondo cui molto manager trattengono gli utili per aumentare il loro dominio all’interno della società (leggi anche Come i Dividendi Influenzano il Prezzo delle Azioni).
2. La Società Deve Aver Effettivamente Aumentato nel Tempo i Guadagni dei Suoi Azionisti
Il cash flow di norma viene calcolato a Wall Street come guadagni operativi + spese di deperimento + spese non-cash. Questa formula, secondo Buffett, è decisamente incompleta. Per lui, bisognerebbe aggiungere anche i reinvestimenti richiesti dal business. Questo indicatore viene specificatamente chiamato da Buffett come “l’ammontare medio delle spese per impianti ed equipaggiamenti che il business richiede per il mantenimento di una posizione competitiva di lungo periodo“.
3. Quando Si Acquista un’Azione, La Quotazione Deve Essere Almeno il 25% Inferiore al Valore Intrinseco
Conoscere il vero valore di un’azienda non è semplice. Molti utilizzano come parametro il cash flow netto che si genera durante la vita del business, scontato ad un appropriato tasso di interesse. Buffett, invece, usa al posto del cash flow il suo “owner earnings” (cioè quanto denaro va nelle tasche del proprietario dell’azienda, considerando gli azionisti come un unico proprietario) previsto nel corso della vita del business scontato semplicemente del tasso dei long-term bond del governo USA (obbligazioni a lungo termine).
Ovviamente, un errore nelle stime, potrebbe vanificare il risultato dell’investimento. Buffett usa il “margine di sicurezza” del 25% per ridurre questo rischio. Se ad esempio la stima sarà sbagliata del 10% in eccesso, Buffett manterrà un ritorno comunque adeguato: se la stima sarà corretta o sbagliata per difetto, il ritorno economico sarà straordinario.
4. I manager Devono Saper Convertire le Vendite in Profitti
Questo “comandamento” concerne la capacità di contenere i costi. Ogni volta che un’azienda annuncia un piano di ristrutturazione per tagliare i costi, per Buffett è segno che la società, fino a quel momento, ha avuto degli sprechi e ha “sperperato” i soldi degli azionisti. In ottica investimento, sono da considerare quelle aziende che negli anni hanno sempre mantenuto un livello accettabile di utili sul fatturato.
5. La Società Non Deve Avere Troppi Debiti
Le aziende possono aumentare il loro ritorno aumentando il loro rapporto tra il debito di lungo periodo e il capitale sociale. Però, secondo l’oracolo di Omaha, un buon business deve essere in grado di guadagnare un buon ritorno senza l’aiuto del rapporto sui debiti, i quali devono rimanere ridotti entro limiti di sicurezza in rapporto al cash flow generato. Le imprese da considerare sono quelle in grado di avere un buon ritorno senza l’impiego di una grande quantità di debiti.
6. L’Impresa Deve Aver “Performato” in Maniera Consistente
Il rapporto prezzo/utili per azione (P/E), di per sé, non è considerato da Buffett un valido indicatore. Siccome ogni anno le aziende distribuiscono agli azionisti solo una parte degli utili, non c’è niente di particolarmente esaltante in un aumento del 10% dell’utile per azione se nel frattempo la base di capitale è aumentata del 10%. Buffett preferisce considerare quelle aziende che hanno nel tempo mantenuto un ottimo “return on equity” (ROE), ovvero il ritorno sul capitale investito.
7. Il Management Deve Aver Realmente Aumentato il Valore Della Società Per gli Azionisti
Questo comandamento riguarda la famosa regola di Buffett “one dollar for one dollar“: le aziende ogni anno decidono quanta parte dell’utile netto (sempre se c’è!) deve essere distribuito sotto forma di dividendi. Il restante viene trattenuto dall’azienda. Se la parte trattenuta è impiegata bene, il mercato nel lungo periodo lo riconoscerà e il valore del titolo aumenterà di conseguenza.
Si tratta di verificare se la quota trattenuta si sia effettivamente trasformata nel tempo in apprezzamento del valore del titolo e in che misura. Secondo Buffett sono da considerare quelle aziende che per ogni dollaro trattenuto abbiano creato almeno un dollaro di maggiore capitalizzazione di mercato del titolo.
Obiettivamente, i “comandamenti” sopra citati sono difficili rispettare. E, soprattutto, difficili da tenere sotto controllo perché richiedono una grande quantità di dati sulle aziende monitorate, anche in serie storica. Quindi, per poter investire efficacemente, bisogna essere investitori esperti e preparati. Buffett non è diventato il numero uno al mondo affidandosi al caso.