Quale Futuro Per Il Prezzo del Petrolio?
Come ben sappiamo, sono quasi due anni che il prezzo del greggio è crollato. Ma i paesi produttori di petrolio continuano ad estrarre l’oro nero a livelli record e anche le compagnie petrolifere statunitensi stanno facendo sempre più uso della “tecniche di scisto” per trivellare più a fondo ed estrarre più materia prima. Allo stesso tempo, molti paesi dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), guidati da Arabia Saudita, si rifiutano di tagliare la produzione per “motivi personali”. Ma la materia prima inizia a scarseggiare e la situazione attuale non è delle più rosee, soprattutto per quei paesi con un forte deficit di bilancio. La piattaforma finanziaria Bidness Etc ha recentemente analizzato la situazione di alcuni dei più importanti membri appartenenti all’OPEC, cercando di prevedere i possibili sviluppi futuri del prezzo del petrolio.
Arabia Saudita
L’Arabia Saudita aveva tratto enormi vantaggi economici dai prezzi alti del petrolio, essendo il primo paese produttore al mondo. Tuttavia, dall’estate del 2014 la situazione è cambiata drasticamente. Il petrolio è precipitato oltre il 60% dal suo prezzo massimo e ha stabilito nuovi minimi. Ovviamente, le compagnie petrolifere saudite non avranno grandi ripercussioni economiche visto che continuano ad incassare milioni di dollari ogni giorno! Tuttavia, il paese affronta un deficit di bilancio di 97,9 miliardi di dollari, mentre il rapporto deficit/PIL è aumentato del 20%! Ciò significa che l’Arabia Saudita per pareggiare il proprio bilancio, dovrebbe avere un prezzo al barile intorno ai 106 dollari! Cifre che oggi più che mai sembrano lontane, almeno secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI). L’Arabia Saudita si trova ad affrontare un grave dilemma; se il paese abbassasse la sua produzione di greggio, rischia di perdere la sua quota di mercato rispetto agli Stati Uniti. Ma, se mantiene la produzione, può vedere aggravarsi il suo deficit di bilancio.
Iran
A causa dell’embargo e delle sanzioni internazionali a cui è stato sottoposto, all’Iran è stato negato l’accesso ai mercati internazionali per molto tempo. Ora che le sanzioni sono state cancellate, il paese ha deciso di aumentare la produzione e recuperare il ruolo di leader dei paesi produttori di greggio. Come riportato recentemente da Reuters, il paese ha fissato l’obiettivo di produzione a 700.000 barili al giorno. Tradotto: un aumento della produzione attuale di quasi il 40%. Questo aiuterà il guadagno nel breve periodo dell’Iran, ma nel lungo aggraverà ulteriormente il surplus di offerta. Il rapporto PIL/deficit dell’Iran è abbastanza contenuto (circa l’1%): ciò significa che il paese avrebbe bisogno di un prezzo del greggio a 87,20 dollari al barile per pareggiare il proprio bilancio. Con gli attuali prezzi del petrolio, il Fondo Monetario Internazionale prevede che il paese sarebbe in grado di “sopravvivere” solo per altri 10 anni! Dopo di che, il default potrebbe diventare realtà!
Stati Uniti
Anche le compagnie petrolifere statunitensi non se la passano bene ultimamente! La Chevron Corporation (CVX) ha riportato una perdita nel quarto trimestre del 2015, così come ConocoPhillips (COP) e Anadarko Petroleum Corporation (APC) sono state costrette ad un taglio dei propri dividendi per far fronte alle perdite.
Altri paesi che potrebbero affrontare il peso della crisi del petrolio a causa della caduta dei prezzi sono il Venezuela, l’Algeria e l’Angola.
- Il Venezuela ha la più alta percentuale di deficit/PIL tra i membri dell’OPEC! Le sue riserve di liquidità sono in calo e il default del paese sembrerebbe molto vicino.
- L’Algeria è un altro paese in difficoltà economiche. Per pareggiare il proprio deficit di bilancio, infatti, avrebbe bisogno di un prezzo del greggio a 96 dollari al barile. Nel 2015, il deficit algerino in percentuale rispetto al PIL è passato da quasi zero al 15%. Ad aggravare la situazione è il fatto che l’Algeria è fortemente dipendente dai prezzi del petrolio, visto che il 96% del suo reddito estero proviene dalle esportazioni di carburante.
- Gli Emirati Arabi Uniti, invece, hanno una situazione economica decisamente migliore. L’FMI è estremamente ottimista sul paese arabo, anche se avrebbe bisogno di un prezzo del greggio a 73 dollari al barile per raggiungere il pareggio di bilancio. Tuttavia, il paese è riuscito a generare molta ricchezza quando i prezzi erano più alti e ciò gli consentirà di sostenere i prezzi del petrolio a 50 dollari al barile per i prossimi 10 anni.
- Se la passano bene anche il Qatar e il Kuwait. Questi paesi hanno bisogno rispettivamente di un prezzo al barile a 56 e 49 dollari per pareggiare il proprio deficit. L’FMI si aspetta che i paesi riusciranno a sopravvivere a prezzi del petrolio al di sopra dei 55 dollari al barile per i prossimi 5 anni.
Previsioni per Il Futuro
Attualmente, un rialzo del prezzo del greggio non è ipotizzabile, dal momento che la collaborazione tra i membri dell’OPEC di un congelamento della produzione sembra altamente improbabile. Inoltre, la domanda dalla Cina continua a rimanere bassa a causa del rallentamento economico che sta attraversando il paese. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) prevede che i prezzi del greggio possano riequilibrarsi nei prossimi, con una diminuzione di 600.000 barili al giorno nel 2016, seguiti da un calo di 200.000 barili al giorno entro il 2017.