Cosa E’ Successo Al Mercato “Toro”?

La domanda che molti investitori si stanno ponendo è : “Che cosa è successo al mercato toro?

Ecco le tre principali motivazioni. Le azioni hanno subìto una terribile decrescita verso la fine dello scorso Giugno in seguito alla decisione del popolo britannico di uscire dall’Unione Europea. Ma anche prima del Brexit, i prezzi delle azioni erano in forte calo, con i titoli “large cap” statunitensi che da ormai un anno non riescono a segnare un nuovo massimo. L’S&aP 500 è agli stessi livelli dell’autunno 2014, con i titoli a bassa capitalizzazione che stanno facendo anche peggio, circa il 10% al di sotto del picco registrato nel 2015.

 

I Titoli Sono Diventati Costosi

Le azioni statunitensi non sono in una bolla, in quanto le valutazioni rimangono significativamente al di sotto del picco registrato nel 2000. Ma ciò non significa che esse siano oggi a buon mercato o, per meglio dire, abbiano un prezzo ragionevole. Si calcole che molte di esse abbiano attualmente una valutazione ben 19 volte superiore del loro range di valutazione storica! Certo, esistono ancora titoli abbastanza sottovalutati su cui puntare in termini di value investing, ma è opportuno prendere in considerazione il perché. I rendimenti obbligazionari sono bassi perché la crescita nominale è notevolmente debole e questo non è certo un dato positivo per gli utili societari. Inoltre, le banche centrali hanno sempre trattato i mercati obbligazionari come l’ennesima manifestazione di politica monetaria. Ma i rendimenti obbligazionari sono stati spinti in basso non solo dal quantitative easing attuato dalla Federal Reserve, ma anche dal comportamento di altre banche centrali. Mentre la Banca Centrale Europea (BCE) e la Banca del Giappone hanno spinto i rendimenti in “territorio” negativo, le obbligazioni statunitensi sono diventate più attraenti per i compratori stranieri, spingendo i rendimenti ancora più in basso. Le azioni sono a buon mercato rispetto alle obbligazioni perché i rendimenti di queste ultime riflettono poco la crescita e l’aggressività attuata dalle banche centrali.

Le Condizioni Finanziarie Sono Meno Benevoli

I tassi di interesse, sia nominali che reali (cioè al netto dell’inflazione), sono incredibilmente bassi, ma altre misure finanziarie si sono rivelate poco positive. E anche se il dollaro è scambiato a meno di quanto lo fosse un anno fa, oggi è pur sempre a più del 20% rispetto ai suoi minimi del 2014. Un dollaro più forte rappresenta di fatto una stretta monetaria e un “vento contrario” per gli utili societari. Altre misure indicano che le condizioni finanziarie sono più rigide. Gli spread del credito si sono ridotti dal loro picco recente, ma gli spread sui rendimenti sono più ampi di 200 punti base rispetto a due anni fa. Infine, la liquidità è diventata più difficile da trovare, come dimostrato dal recente congelamento delle IPO.

Politiche Monetarie Insufficienti

Gran parte dei guadagni del mercato azionario nel 2012 e nel 2013 sono stati guidati da stimoli monetari aggressivi. Tra il picco negativo del mercato nel 2011 e la fine del 2014, il rapporto prezzo-utili sullo S&P 500 si è ampliato di oltre il 40%. In altre parole, le banche centrali, compresa la Fed, hanno intrapreso una serie sempre più aggressiva di esperimenti monetari che si sono rivelati dannosi per gli investitori, che hanno pagato sempre più….per un dollaro di guadagno! Tuttavia, dalla fine del QE e degli altri stimoli monetari nel 2014, le altre banche centrali (in particolare la Banca del Giappone e la Banca centrale europea), si stanno dimostrando meno efficaci nello stimolare i prezzi al di fuori del credito europeo.

Quindi, come si orienteranno gli investitori? La buona notizia è che nessuna delle condizioni sopra citate rappresenta un segnale di un mercato orso imminente. Certo, le valutazioni delle azioni sono alte…..ma sono state in genere più elevate durante i picchi di mercato. Il dollaro si è stabilizzato, il che dovrebbe allentare la pressione sugli utili societari. Purtroppo, le politiche delle banche centrali sempre più impotenti, valutazioni elevate e il rischio politico in aumento, stanno stimolando gli investitori a ricalibrare le loro aspettative. Ma gli anni dei rendimenti a due cifre, ad oggi, sembrano un miraggio!

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